
Cos’è e come funziona un orologio al quarzo
Ritengo che poche scoperte abbiano avuto il potere di cambiare le prospettive, le abitudini, i gusti, il percepito nella misura del tempo, come l’introduzione del quarzo nel movimento di un orologio.
Per tutta la mia carriera di venditore, mi sono dovuto confrontare con queste domande “come funziona un movimento al quarzo?”, “perché acquistare un orologio al quarzo?”, “che differenza c’è tra un movimento meccanico e uno al quarzo?”, “meglio un movimento meccanico o uno al quarzo?”. Potrei continuare con molti altri quesiti.
Tutto deriva del fatto che l’introduzione di questa tecnologia in orologeria ha inferto un duro colpo a quello che sembrava un campo immune del rischio di essere colpito. Dapprima ha creato interesse, curiosità, molta “febbre da acquisto”, poi ha lasciato molta confusione. Esagero? Forse un poco. Un po’ di storia.
Come nascono gli orologi al quarzo
Tra i primi scienziati che studiarono le caratteristiche di alcuni cristalli, tra cui il quarzo, ci furono Pierre Curie con suo fratello Paul-Jacques. Si accorsero che questi vibravano meccanicamente quando erano attraversati da una corrente elettrica alternata: avevano scoperto la piezoelettricità. Come spesso è accaduto per altre scoperte, qualcuno capì che si sarebbe potuto applicare questa caratteristica ad un misuratore, ad un orologio.
Il primo orologio al quarzo fu costruito nel 1928 negli Stati Uniti, da Horton e Morrison. Nel 1939 uno di questi fu installato nell’osservatorio di Greenwich. Erano oggetti grandi e ingombranti, ancora alimentati elettricamente. Ci vollero circa trent’anni prima che si riuscisse a produrre modelli da poter essere indossati al polso.


Un passaggio intermedio fu la commercializzazione, da parte dell’americana Bulova nel 1960, del modello Accutron che si basava sulla introduzione di un diapason come regolatore. Questa tecnologia nasceva dall’intuizione di un ingegnere svizzero, Max Hetzel, che aveva offerto ai maggiori costruttori nazionali questa idea ma senza successo, costringendolo ad andare negli Stati Uniti per vederla realizzata su vasta scala. (Sorte analoga alla tecnica del taglio dei rubini, il cui inventore non trovando comprensione in patria, dovette emigrare in Inghilterra).
Una delle caratteristiche che più colpivano gli acquirenti dell’Accutron era, oltre ad una grande precisione, che indossandolo si sentiva vibrare leggermente l’orologio, provocando meraviglia e curiosità. Altra caratteristica era che praticamente non c’era il quadrante, per cui si vedevano perfettamente il diapason e le altre parti elettroniche. Sembrava che si potesse osservare il futuro.
All’inizio la battaglia per migliorare le caratteristiche tecniche ed estetiche si giocavano principalmente tra Usa e Giappone, marginalmente in Svizzera anche se alcune aziende, tra cui la Ebauches S.A. e la CEH erano pronte. Le grandi case, però, non credevano in quella che sembrava solo una moda passeggera, fatta da segnatempo di basso profilo.
Attorno al 1968/69 gli orologi al quarzo erano massicci e di aspetto grossolano, ma soprattutto le batterie duravano poco. Nonostante ci fossero segni che il pubblico apprezzasse questa novità, e alcuni modelli avessero un prezzo superiore ad un meccanico di media qualità, le grandi maison non investirono in questa tecnologia. Ma perché, nonostante le prime difficoltà, l’orologio al quarzo colpì tanto il pubblico? Semplice, perché un movimento al quarzo è molto più preciso di un qualsiasi meccanico, anche di altissima qualità.


Se nei primi anni 70 la precisione di un movimento al quarzo era dell’ordine di una variazione mensile di circa sessanta secondi, con le continue migliorie tecniche, questo parametro è sceso di quasi dieci volte. Ecco, il grande mito della precisione che ha attraversato tutta la storia dell’orologeria, sembrava finalmente risolto. In più, volendo, si possono trovare similitudini tra un movimento meccanico e uno al quarzo. C’è una fonte di energia (molla o pila), un regolatore (bilanciere o cristallo di quarzo), un congegno per il computo (scappamento o circuito a stato solido), trasmissione (ingranaggi o corrente elettrica), segnalazione (lancette o cristalli liquidi).
Tra gli anni 70 e gli anni 80, la miniaturizzazione fa passi da gigante. Si riducono i consumi di energia, per cui le pile durano molto di più, si abbassano gli spessori e gli orologi diventano più portabili. Finalmente in Svizzera si accorgono che stanno trascurando un filone importante e redditizio, ma oramai è tardi. Quelle aziende che non sono in grado di costruire in casa, o di poter acquistare la nuova tecnologia, molto diversa da tutto quella classica, soccombono o nel migliore dei casi devono molto ridimensionarsi. (In questi anni scompaiono circa il 50% delle aziende che producevano orologeria meccanica).
Il pubblico non ha del tutto abbandonato l’orologeria classica, ma le vendite di orologi al quarzo sembrano destinate a soppiantare quelle del meccanico. Per 10/15 anni il quarzo era, o sembrava, essere il futuro tecnico e commerciale. In questo breve periodo furono chiuse fabbriche, laboratori, atelier e perfino scuole di orologeria, per mancanza di posto di lavoro. Poi, però, qualcuno cominciò a dire che il movimento al quarzo era sì molto più preciso, richiedeva meno manutenzione, poteva essere più economico di un meccanico, ma non aveva anima. Non c’era la sfida dell’uomo/tecnico che “creava” attraverso il suo sapere, le sue intuizioni, il suo lavoro, con soluzioni solo meccaniche, il migliore risultato possibile. Questo, unito al fatto che la velocità di miglioramento tecnico nell’elettronica, era così veloce da far invecchiare precocemente le soluzioni degli anni precedenti, e quindi far sembrare vecchio un modello di soli cinque anni prima, fecero passare il movimento al quarzo (concedetemi questa battuta), dalle stelle alle stalle.

Gli orologi al quarzo oggi
Come sempre la verità sta nel mezzo (come la precedente uso un’espressione forse banale ma che rende molto bene il mio pensiero).
Oggi molte aziende hanno in collezione modelli al quarzo e, contrariamente a quanti alcuni pensano, non destinati solo al mondo femminile. Ho avuto clienti maschi che preferivano questa tecnologia alla meccanica. Praticità, precisione, minore manutenzione sono solo parte degli argomenti per cui sceglievano il quarzo. Oggi la tecnica ha raggiunto livelli di sofisticazione notevoli e come per i meccanici, anche i movimenti al quarzo possono avere vari livelli di qualità.
Perché acquistare un meccanico mediocre, quando con la stessa cifra si può avere un buon quarzo?
Già perché no?