DISEGNARE IL TEMPO

DISEGNARE IL TEMPO

Il design è elemento essenziale per determinare il carattere di un orologio. Lo sa bene Fabrizio Buonamassa Stigliani, Direttore Creativo di Bulgari, mano dietro il successo delle creazioni della maison romana. Ripercorriamo con lui la sua storia e la genesi dell’Octo Finissimo per Pisa Orologeria.

 

 

Sono nato con la matita in mano. Non ho mai pensato di fare altro. Al di là del fatto di saper disegnare, la sfida principale di un designer è riuscire a immaginare oggetti che non esistono ed essere in grado di disegnare qualsiasi cosa, compatibilmente con gli studi che ha fatto. Non è un ingegnere, non è un architetto. Però deve poter immaginare un prodotto nella sua totalità, che sia una sedia, un telefono, una penna, un orologio o un’automobile. Per quanto riguarda gli orologi, mi sono sempre piaciuti. E per disegnarli hai bisogno di una grande passione. A differenza di un settore come quello dell’automotive, che oggi ha un impatto sociale talmente importante da aver portato alla creazione di scuole di automotive design in tutto il mondo, sono molti pochi, in proporzione, coloro che studiano per diventare designer di orologi. È un mondo molto diverso, decisamente più piccolo. Non solo nella dimensione degli oggetti ma anche in quella delle aziende.

 

 

QUALI SONO I TUOI PUNTI DI RIFERIMENTO CULTURALI, LE TUE FONTI DI ISPIRAZIONE, LE STORIE E I PERSONAGGI CHE PENSI ABBIANO DEFINITO IL TUO STILE?

Il Disegno Industriale resta uno dei miei punti di riferimento. Come lo conosciamo oggi, il Disegno Industriale nasce con la rivoluzione industriale ed era sostanzialmente una disciplina creata per “vestire” i prodotti realizzati dall’industria. Gli italiani sono riusciti negli anni a sviluppare questa disciplina unendola all’Estetica ed elevandola a una forma d’arte.
 
Oltre al senso innato delle proporzioni e al gusto del bello i designers italiani hanno saputo anche innovare, creando nuove tipologie di prodotti ed “educare“ i consumatori a utilizzarli in maniera diversa, in questo modo hanno donato a degli oggetti una seconda vita come nel caso del bracciale Tubogas di Bulgari che è stato un oggetto ispirato da un oggetto di uso quotidiano. Come dice Achille Castiglioni, “gli oggetti devono fare compagnia” e, aggiungo io, ancor di più gli oggetti che ci accompagnano per una vita, rappresentando anche momenti unici.
 
L’innovazione, il senso delle proporzioni e l’utilizzo del vincolo come elemento tipologico ed estetico attorno al quale gira tutto il progetto rappresentano da sempre gli elementi tipici del Design Italiano.
 
Bulgari fa parte in pieno di questa tradizione attraverso l’uso di proporzioni uniche, materiali spesso inconsueti come è accaduto in passato con la porcellana per la collezione di gioielleria Chandra, l’alluminio e il caucciù nell’orologio Aluminium e l’utilizzo dell’acciaio nella gioielleria. Tutto questo fa parte della tradizione e del DNA della marca ed è mio compito evolvere questi concetti rispettando gli elementi tipici del brand.

 

QUAL È IL TUO PROCESSO CREATIVO? SEGUI UNO SCHEMA FISSO O AFFRONTI OGNI PROGETTO IN MANIERA DIVERSA?

 

L’aspetto fondamentale quando si disegna un prodotto è comprendere il linguaggio progettuale ed estetico che lo rappresenta, il modo d’uso, i materiali e la storia che si porta dietro, in poche parole la “Cultura del Progetto”, una volta capito questo si possono disegnare auto, orologi, gioielli o altro.
Naturalmente il target di riferimento è molto importante quando si pensa a un prodotto e va tenuto sempre in mente come riferimento principale.
 
Per quanto riguarda l’ispirazione, questa può essere trovata ovunque. Chiaramente la città di Roma – con la sua architettura, i suoi monumenti e con la sua luce speciale – rappresenta una grande fonte di ispirazione per me. Le proporzioni che si trovano nelle architetture romane incarnano una magnificenza che spesso cerchiamo di trasferire e trasmettere nei nostri prodotti.
Spesso l’ispirazione arriva dalla marca stessa: la storia di Bulgari è talmente ricca di spunti che di per sé rappresenta un’ispirazione.
Per un designer è interessante lavorare in un brand con una storia alle spalle così importante: talvolta ti pone dei vincoli, ma il vincolo rappresenta anche la sfida più rilevante.

 

QUAL È IL TUO PROCESSO CREATIVO? SEGUI UNO SCHEMA FISSO O AFFRONTI OGNI PROGETTO IN MANIERA DIVERSA?

L’aspetto fondamentale quando si disegna un prodotto è comprendere il linguaggio progettuale ed estetico che lo rappresenta, il modo d’uso, i materiali e la storia che si porta dietro, in poche parole la “Cultura del Progetto”, una volta capito questo si possono disegnare auto, orologi, gioielli o altro.
Naturalmente il target di riferimento è molto importante quando si pensa a un prodotto e va tenuto sempre in mente come riferimento principale.
 
Per quanto riguarda l’ispirazione, questa può essere trovata ovunque. Chiaramente la città di Roma – con la sua architettura, i suoi monumenti e con la sua luce speciale – rappresenta una grande fonte di ispirazione per me. Le proporzioni che si trovano nelle architetture romane incarnano una magnificenza che spesso cerchiamo di trasferire e trasmettere nei nostri prodotti.
Spesso l’ispirazione arriva dalla marca stessa: la storia di Bulgari è talmente ricca di spunti che di per sé rappresenta un’ispirazione.
Per un designer è interessante lavorare in un brand con una storia alle spalle così importante: talvolta ti pone dei vincoli, ma il vincolo rappresenta anche la sfida più rilevante.

LAVORI CON CARTA E MATITA, VECCHIO STILE, O IN DIGITALE?

Lavoro prevalentemente con carta e penna. Ho una vera passione per le penne, ne ho tantissime, stilografiche e a sfera. Ovunque: in ufficio, nella mia giacca, a casa. Quella che scelgo di utilizzare di volta in volta dipende dal tipo di sketch che devo realizzare. Se si tratta di uno schizzo, dello studio di alcune idee, uso una penna a sfera. Per un disegno di precisione, prediligo una delle mie stilografiche. A volta capita anche di usare tecnologie digitali ma carta e penna rimangono la mia passione.

QUALI SONO LE SFIDE NEL DISEGNARE UN OROLOGIO?

Ogni prodotto o collezione ha le sue particolarità ma un creativo nella mia posizione pensa continuamente ai prodotti che deve disegnare cercando di innovare i segni tipici della marca e realizzando prodotti che oggi non esistono ancora. Capire le esigenze e i bisogni nascosti dei clienti cercando di immaginare in che modo utilizzeranno i prodotti che stiamo disegnando adesso. Ettore Sottsass sosteneva che per un designer una delle cose più complicate è capire chi userà il suo prodotto: dopo tanti anni questa resta una delle doman- de più importanti.

TECNICA ED ESTETICA: L’OROLOGIO RACCHIUDE, PIÙ DI ALTRI OGGETTI, QUESTI DUE ELEMENTI. QUANTO L’UNO INFLUENZA L’ALTRO E IN CHE MODO?

Come il design italiano, il design Bulgari si caratterizza proprio per un approccio alla funzionalità nel quale non è la forma che segue semplicemente la funzione: è il vincolo che va a generare un’estetica. Nell’Octo Finissimo Minute Repeater abbiamo avuto l’idea creativa di avere un quadrante in titanio aperto da numerose incisioni in corrispondenza degli indici e del contatore dei piccoli secondi che rispondessero a una certa estetica ma che fossero allo stesso tempo anche funzionali, al fine di permettere al suono di propagarsi al meglio e di sfruttare al massimo tutti i 6,85 millimetri della cassa. Il risultato è sorprendente. Scelte che hanno contribuito a dare al segnatempo un aspetto non solo fortemente contemporaneo ma anche di apparente normalità, quasi fosse un « comune » solo tempo. Espressione di un lusso nascosto da poter indossare anche tutti i giorni, nella vita quotidiana.

 

BULGARI È UN MARCHIO CON UNA LUNGA STORIA E CANONI ESTETICI CONSOLIDATI. COME TROVARE L’EQUILIBRIO TRA IL CARATTERE DI UNA MARCA E LA PERSONALITÀ DEL DESIGNER?

Nel mio lavoro quotidiano mi sento libero, perché con l’esperienza riesco a percepire l’estetica dell’azienda, ne conosco la storia e i segni. Sono quel tipo di designer che costruisce l’oggetto insieme al proprio team. Sono in ufficio, discuto con i miei collaboratori sull’evoluzione di un prodotto piuttosto che un altro.
 
Cerco di stimolarli su tematiche che sono vicine alla marca da un punto di vista formale, estetico e di tipologia di prodotto. Un’azienda come Bulgari, con varie tipologie di prodotti, deve avere un’identità estetica e stilistica ben definita. Però in generale, non ho direttive stilistiche. Ormai nella mia testa penso a prodotti Bulgari, possiedo il criterio estetico della marca e con il mio gusto sono allineato. Un designer deve possedere la sensibilità estetica che serve alla sua azienda.

 

QUAL È LA GENESI DELLA COLLEZIONE OCTO FINISSIMO E QUALI SFIDE HAI DOVUTO AFFRONTARE?

La sfida è stata prima di tutto quella di realizzare un Octo che avesse 5 millimetri di spessore e poi un movimento che ne avesse 1,95 nel caso del tourbillon, 2,23 nel caso dei piccoli secondi.
 
È un tipo di approccio verso un oggetto che io definisco quasi “militare” o di Formula Uno, perché sono due mondi in cui il decoro non ha spazio: ci deve essere solo quello che deve funzionare, alla perfezione.
 
Una funzione che supera tutti i concetti di carattere estetico e, poiché Octo ha sfaccettate, gli indici applicati anche se sottilissimi.

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